Viaggio Vintage
Inviato: lun lug 11, 2016 1:50 pm
Ciao a tutti
Nonostante l’esiguita’ dei miei contributi al Forum, ho continuato a seguirvi dall’estero dove ho risieduto per lavoro negli anni passati.
La lontananza ha anche limitato l’uso della moto, con la quale ho percorso poco piu’ di 1.000 km in sei anni.
Nonostante le mie buone intenzioni di venire ad almeno un Cereglio facendo coincidere le mie vacanze in Italia con l’appuntamento, l’unico incontro al quale ho partecipato rimane il Primo Fouroman del 2010 a Piazza Euclide, subito dopo aver comprato la moto.
Mi distinguevo per essere vestito da velista in un incontro di motociclisti...
Ma oggi alla luce della mia nuova condizione di disoccupato… tra i pochi vantaggi c’e’ quello di potermi finalmente godere la moto.
Cosi’, avendo trasferito la mia residenza a Genova per motivi familiari, ho deciso di portarmi la moto per farle passare almeno un’estate ligure… poi vedremo.
E venerdi scorso ho intrapreso il Viaggio Vintage da Roma a Genova.
La moto e’ Vintage, io pure (nel migliore dei casi), e per interpretare al meglio lo spirito di questo viaggio, ho tirato fuori dai cimeli di casa, lo Zaino militare dello zio alpinista morto nel crepaccio. Ebbene si, il cugino di mio padre, ingegnere ancora giovane e di belle speranze, praticava l’alpinismo con prestazioni brillanti ... ma evidentemente perfettibili. A testimonianza della sua avventurosa ma breve vita, ci giunsero in eredita’ lo zaino, appunto, ed una tenda della Campagna d'Africa che ho gia’ utilizzato in altre imprese, un po’ meno rischiose di quelle dello zio.
Tornando a noi, il Viaggio Vintage ha avuto inizio venerdi mattina, ma come come ogni Viaggio Vintage ha incontrato qualche imprevisto.
Alle 7,30 sono partito da Roma dopo aver montato per la prima volta il portapacchi ed il bauletto, ricevuti anni fa dal vecchio proprietario all’acquisto della moto, ma mai utilizzati in precedenza.
Dopo aver stipato nel bauletto tutto quello che nello zaino non ci stava, ed aver sfruttato anche la retina portaoggetti per tenere due ulteriori borse, ho preso la via di Genova.
Decido che per essere piu’ vintage, il percorso dovra’ svolgersi su strade statali e quindi mi immetto sull’Aurelia.
Attraverso Civitavecchia e all’uscita dal paese mi ferma una pattuglia della polizia stradale forse insospettita dal look vagamente retro’ dell’insieme: un’Honda 500 del 74, guidata da uno con la barba lunga e lo zaino militare da alpinista.
“favorisca la patente, i documenti della moto ed il certificato assicurativo” mi dice il Capopattuglia con tono perentorio.
Tiro fuori tutto e lui, guardando la patente prima di passarla al collega in macchina mi chiede: “Lei e’ residente a Genova?!”
“si”
“e come mai e’ qui a Civitavecchia?”
“sono uscito a comprar le sigarette” – vorrei rispondere, ma mi limito ad un sottomesso “sono stato a Roma e ora torno a casa”
“lei ha il porto d’armi!!” esclama inquisitore l’agente in macchina impegnato nel controllo dei documenti risvegliando l’attenzione del terzo collega che fino a quel momento era piu’ interessato alla moto che ad altro.
“ehm… si” bofonchio, sorpreso dalla inattesa domanda e dall’efficienza informativa delle forze dell’ordine.
“ha armi con se’?”
“no, no, ho il porto d’armi perche’ le ho ereditate da mio padre e mi sono voluto mettere in regola. Sono a casa tutte denunciate” dichiaro con tono da condannato in attesa di giudizio.
“non e’ che vai a spara’ ai cartelli stradali?!!” sdrammatizza il terzo agente.
“che lavoro fa?” riprende il Capopattuglia.
“ehm, disoccupato, purtroppo”
A quel punto, dopo aver verbalizzato mentalmente la dolorosa testimonianza, decidono evidentemente che il minaccioso sovversivo retro’ che hanno davanti e’ solo un bisognoso ancorche’ motorizzato ed abile al tiro e mi lasciano andare.
Proseguo il viaggio e intorno a Grosseto faccio benzina appurando che con un pieno, esclusa la riserva e ad una velocita’ di 90/100 all’ora faccio circa 200km. Appuro anche che le due ore di guida tra un pieno e l’altro sono il massimo che le mie terga possono sopportare.
Quindi riparto programmando la prossima sosta a 400km circa da Roma.
Mentre proseguo sull’Aurelia, ad un certo punto sento un improvviso rumore.
Ma non meccanico. Piu’ simile al rombo di una moto smarmittata che si avvicina ad alta velocita’, della quale ti accorgi solo quando ti e’ accanto e che nel momento in cui realizzi di cosa si tratta si e’ gia’ trasformata in un punto lontano.
Ma il rumore continua e non passa nessuno, guardo uno specchietto e non vedo niente, guardo l’altro e vedo il mio bauletto addirittura aperto che tenta il sorpasso sulla sinistra.
Tengo a freno l’impeto agonistico e rallento, costringendo anche lui a fare altrettanto, visto che e’ rimasto legato dalla retina portaoggetti al portapacchi della moto.
Facciamo insieme ancora qualche metro ed accostiamo sul bordo dell'Aurelia, in quel tratto senza corsia d'emergenza, tra i Tir che suonano passandoci a pochi centimetri.
Scendo, accosto meglio il bauletto al ciglio della strada, mi levo lo zaino da alpinista e mi accorgo che le due borse tenute dalla rete sono al centro della carreggiata qualche cinquanta metri prima.
Corro indietro e riesco a recuperarle nei brevi intervalli tra macchine e Tir.
Torno alla moto e vedo che le due viti che assicuravano il bauletto al portapacchi si sono evidentemente sfilate a causa delle vibrazioni.
Poi osservo il bauletto che mi guarda ancora aperto dal ciglio della strada … come un pac-man con la bocca ancora piena e realizzo la cosa piu’ importante: il suo contenuto e’ miracolosamente al suo posto ed illeso.
Miracolosamente non e’ un termine esagerato, considerando che ha percorso, aperto, metri di asfalto senza diperdere nulla dei miei poveri averi.
E’ ancora tutto li’: il computer, i documenti, gli attrezzi che mi saranno necessari per ripartire… ma soprattutto … il carico piu’ prezioso.
Una busta bianca con all’interno un altro involucro di carta stagnola sigillata ed un ghiacciolo per preservare la qualita’ del prezioso contenuto.
No, non quello che pensate voi...
Ma … il Guanciale…, quasi introvabile a Genova, indispensabile per la Carbonara.
Nonostante fosse in cima alla pila di documenti, perche’ caricato all’ultimo come il bene piu’ prezioso, era ancora li!!
Avrebbe potuto disperdersi sulla strada ed essere investito dal traffico fino a confondersi con le carogne varie che purtroppo tappezzano l’Aurelia…ma si e’ salvato.
Dopo questa prova che il viaggio, nonostante qualche imprevisto, fosse segnato dalla buona sorte, ho rimontato il bauletto con l’aiuto provvidenziale di fil di ferro, nastro isolante e qualche pezzo di recupero ed ho ripreso la strada pur aumentando la cadenza delle soste per controllare che l’accrocco reggesse.
Ho continuato il viaggio rivolgendo pensieri di gratitudine allo zio alpinista ed ai familiari gia’ trapassati (la maggior parte ormai) che evidentemente da lassu’ mi seguivano numerosi per farmi arrivare incolume a destinazione.
Mentre guido, realizzo anche che nel corso dei miei viaggi, forzatamente vintage visto il parco motoristico di cui dispongo, non e’ la prima volta che parti dei miei mezzi tentano di superarmi.
E’ gia’ successo con il Maggiolone la cui ruota anteriore sinistra mi ha superato tanti anni fa sul viadotto di Corso Francia ed ha cercato di ripetere l’audace manovra ad Ottobre scorso quando, spostandoci da Genova a Roma (complice l’imperizia di un meccanico genovese che aveva cambiato il cuscinetto anteriore), e’ stata trattenuta al suo posto dal solo cavo contakilometri a cui devo l’incolumita’ della macchina, mia, di Valentina e dei due gatti visto che tutto cio’ succedeva su un viadotto dell’autostrada ligure tra due gallerie.
Preso da questi pensieri e continuando a rivolgere prece di gratitudine alla schiera di familiari defunti, mi ritrovo all’altezza di Sestri Levante accorgendomi che la moto e’ diventata Kilometricamente maggiorenne: segna i suoi primi 18.000 kilometri in 42 anni di evidentemente comoda ma onorata carriera.
Arrivato a Genova verso le 15.30, trovo Valentina ad attendermi ignara delle vicende che hanno contraddistinto il periglioso viaggio ma pronta ad immortalare il mio epico arrivo.
Parcheggio la moto nel suo nuovo garage, in attesa di qualche gita ligure, questa volta con il bauletto fissato con qualche bullone in piu’ e dadi autobloccanti.
Se qualche fourista genovese ha in programma incontri/raduni o birrette mi faccia sapere. Partecipero’ volentieri.
…ho molto tempo libero.
Saluti a tutti.
Carlo
Ps E soprattutto … il Guanciale e' salvo
Nonostante l’esiguita’ dei miei contributi al Forum, ho continuato a seguirvi dall’estero dove ho risieduto per lavoro negli anni passati.
La lontananza ha anche limitato l’uso della moto, con la quale ho percorso poco piu’ di 1.000 km in sei anni.
Nonostante le mie buone intenzioni di venire ad almeno un Cereglio facendo coincidere le mie vacanze in Italia con l’appuntamento, l’unico incontro al quale ho partecipato rimane il Primo Fouroman del 2010 a Piazza Euclide, subito dopo aver comprato la moto.
Mi distinguevo per essere vestito da velista in un incontro di motociclisti...
Ma oggi alla luce della mia nuova condizione di disoccupato… tra i pochi vantaggi c’e’ quello di potermi finalmente godere la moto.
Cosi’, avendo trasferito la mia residenza a Genova per motivi familiari, ho deciso di portarmi la moto per farle passare almeno un’estate ligure… poi vedremo.
E venerdi scorso ho intrapreso il Viaggio Vintage da Roma a Genova.
La moto e’ Vintage, io pure (nel migliore dei casi), e per interpretare al meglio lo spirito di questo viaggio, ho tirato fuori dai cimeli di casa, lo Zaino militare dello zio alpinista morto nel crepaccio. Ebbene si, il cugino di mio padre, ingegnere ancora giovane e di belle speranze, praticava l’alpinismo con prestazioni brillanti ... ma evidentemente perfettibili. A testimonianza della sua avventurosa ma breve vita, ci giunsero in eredita’ lo zaino, appunto, ed una tenda della Campagna d'Africa che ho gia’ utilizzato in altre imprese, un po’ meno rischiose di quelle dello zio.
Tornando a noi, il Viaggio Vintage ha avuto inizio venerdi mattina, ma come come ogni Viaggio Vintage ha incontrato qualche imprevisto.
Alle 7,30 sono partito da Roma dopo aver montato per la prima volta il portapacchi ed il bauletto, ricevuti anni fa dal vecchio proprietario all’acquisto della moto, ma mai utilizzati in precedenza.
Dopo aver stipato nel bauletto tutto quello che nello zaino non ci stava, ed aver sfruttato anche la retina portaoggetti per tenere due ulteriori borse, ho preso la via di Genova.
Decido che per essere piu’ vintage, il percorso dovra’ svolgersi su strade statali e quindi mi immetto sull’Aurelia.
Attraverso Civitavecchia e all’uscita dal paese mi ferma una pattuglia della polizia stradale forse insospettita dal look vagamente retro’ dell’insieme: un’Honda 500 del 74, guidata da uno con la barba lunga e lo zaino militare da alpinista.
“favorisca la patente, i documenti della moto ed il certificato assicurativo” mi dice il Capopattuglia con tono perentorio.
Tiro fuori tutto e lui, guardando la patente prima di passarla al collega in macchina mi chiede: “Lei e’ residente a Genova?!”
“si”
“e come mai e’ qui a Civitavecchia?”
“sono uscito a comprar le sigarette” – vorrei rispondere, ma mi limito ad un sottomesso “sono stato a Roma e ora torno a casa”
“lei ha il porto d’armi!!” esclama inquisitore l’agente in macchina impegnato nel controllo dei documenti risvegliando l’attenzione del terzo collega che fino a quel momento era piu’ interessato alla moto che ad altro.
“ehm… si” bofonchio, sorpreso dalla inattesa domanda e dall’efficienza informativa delle forze dell’ordine.
“ha armi con se’?”
“no, no, ho il porto d’armi perche’ le ho ereditate da mio padre e mi sono voluto mettere in regola. Sono a casa tutte denunciate” dichiaro con tono da condannato in attesa di giudizio.
“non e’ che vai a spara’ ai cartelli stradali?!!” sdrammatizza il terzo agente.
“che lavoro fa?” riprende il Capopattuglia.
“ehm, disoccupato, purtroppo”
A quel punto, dopo aver verbalizzato mentalmente la dolorosa testimonianza, decidono evidentemente che il minaccioso sovversivo retro’ che hanno davanti e’ solo un bisognoso ancorche’ motorizzato ed abile al tiro e mi lasciano andare.
Proseguo il viaggio e intorno a Grosseto faccio benzina appurando che con un pieno, esclusa la riserva e ad una velocita’ di 90/100 all’ora faccio circa 200km. Appuro anche che le due ore di guida tra un pieno e l’altro sono il massimo che le mie terga possono sopportare.
Quindi riparto programmando la prossima sosta a 400km circa da Roma.
Mentre proseguo sull’Aurelia, ad un certo punto sento un improvviso rumore.
Ma non meccanico. Piu’ simile al rombo di una moto smarmittata che si avvicina ad alta velocita’, della quale ti accorgi solo quando ti e’ accanto e che nel momento in cui realizzi di cosa si tratta si e’ gia’ trasformata in un punto lontano.
Ma il rumore continua e non passa nessuno, guardo uno specchietto e non vedo niente, guardo l’altro e vedo il mio bauletto addirittura aperto che tenta il sorpasso sulla sinistra.
Tengo a freno l’impeto agonistico e rallento, costringendo anche lui a fare altrettanto, visto che e’ rimasto legato dalla retina portaoggetti al portapacchi della moto.
Facciamo insieme ancora qualche metro ed accostiamo sul bordo dell'Aurelia, in quel tratto senza corsia d'emergenza, tra i Tir che suonano passandoci a pochi centimetri.
Scendo, accosto meglio il bauletto al ciglio della strada, mi levo lo zaino da alpinista e mi accorgo che le due borse tenute dalla rete sono al centro della carreggiata qualche cinquanta metri prima.
Corro indietro e riesco a recuperarle nei brevi intervalli tra macchine e Tir.
Torno alla moto e vedo che le due viti che assicuravano il bauletto al portapacchi si sono evidentemente sfilate a causa delle vibrazioni.
Poi osservo il bauletto che mi guarda ancora aperto dal ciglio della strada … come un pac-man con la bocca ancora piena e realizzo la cosa piu’ importante: il suo contenuto e’ miracolosamente al suo posto ed illeso.
Miracolosamente non e’ un termine esagerato, considerando che ha percorso, aperto, metri di asfalto senza diperdere nulla dei miei poveri averi.
E’ ancora tutto li’: il computer, i documenti, gli attrezzi che mi saranno necessari per ripartire… ma soprattutto … il carico piu’ prezioso.
Una busta bianca con all’interno un altro involucro di carta stagnola sigillata ed un ghiacciolo per preservare la qualita’ del prezioso contenuto.
No, non quello che pensate voi...
Ma … il Guanciale…, quasi introvabile a Genova, indispensabile per la Carbonara.
Nonostante fosse in cima alla pila di documenti, perche’ caricato all’ultimo come il bene piu’ prezioso, era ancora li!!
Avrebbe potuto disperdersi sulla strada ed essere investito dal traffico fino a confondersi con le carogne varie che purtroppo tappezzano l’Aurelia…ma si e’ salvato.
Dopo questa prova che il viaggio, nonostante qualche imprevisto, fosse segnato dalla buona sorte, ho rimontato il bauletto con l’aiuto provvidenziale di fil di ferro, nastro isolante e qualche pezzo di recupero ed ho ripreso la strada pur aumentando la cadenza delle soste per controllare che l’accrocco reggesse.
Ho continuato il viaggio rivolgendo pensieri di gratitudine allo zio alpinista ed ai familiari gia’ trapassati (la maggior parte ormai) che evidentemente da lassu’ mi seguivano numerosi per farmi arrivare incolume a destinazione.
Mentre guido, realizzo anche che nel corso dei miei viaggi, forzatamente vintage visto il parco motoristico di cui dispongo, non e’ la prima volta che parti dei miei mezzi tentano di superarmi.
E’ gia’ successo con il Maggiolone la cui ruota anteriore sinistra mi ha superato tanti anni fa sul viadotto di Corso Francia ed ha cercato di ripetere l’audace manovra ad Ottobre scorso quando, spostandoci da Genova a Roma (complice l’imperizia di un meccanico genovese che aveva cambiato il cuscinetto anteriore), e’ stata trattenuta al suo posto dal solo cavo contakilometri a cui devo l’incolumita’ della macchina, mia, di Valentina e dei due gatti visto che tutto cio’ succedeva su un viadotto dell’autostrada ligure tra due gallerie.
Preso da questi pensieri e continuando a rivolgere prece di gratitudine alla schiera di familiari defunti, mi ritrovo all’altezza di Sestri Levante accorgendomi che la moto e’ diventata Kilometricamente maggiorenne: segna i suoi primi 18.000 kilometri in 42 anni di evidentemente comoda ma onorata carriera.
Arrivato a Genova verso le 15.30, trovo Valentina ad attendermi ignara delle vicende che hanno contraddistinto il periglioso viaggio ma pronta ad immortalare il mio epico arrivo.
Parcheggio la moto nel suo nuovo garage, in attesa di qualche gita ligure, questa volta con il bauletto fissato con qualche bullone in piu’ e dadi autobloccanti.
Se qualche fourista genovese ha in programma incontri/raduni o birrette mi faccia sapere. Partecipero’ volentieri.
…ho molto tempo libero.
Saluti a tutti.
Carlo
Ps E soprattutto … il Guanciale e' salvo