Ragazzi, ….che puzza!
Ragazzi, ….che puzza!
E’ arrivata fin lì, la sentite pure voi?
Ebbene, mi son cagato addosso . Già, proprio cosi. ….Bé, quasi.
Stamattina, percorrevo una strada axtraurbana secondaria, una a due corsie strette strette, per capirci, tagliando la Puglia per portarmi dall’Adriatico allo Ionio e fare un bagno a Punta Prosciutto, che non vi sto a spiegare dove si trova, che tanto che ve ne frega?
Bene, la strada tagliava la campagna: ettari ed ettari di poderi, la maggior parte dei quali coltivati a vigneto, e poi pescheti e mandorleti, ogni tanto, addossata ad un muretto a secco, un roveto o un esplosione di robinia, addossate a delle case vecchie piante di buganvillea o di glicine, sempre più rare ma dal profumo sempre inebriante . Era una campagna silenziosa dove ogni essere badava ai fatti suoi vivendo in un fulgore di attività
Alle mie spalle, la zavorrina di una vita mi abbraccia con fermezza, in silenzio, dividendo con me la magia del percorso. Poche auto, quelle di chi come me ha preferito usare questa scorciatoia. Qualcuna la incrocio, qualcuna mi supera; non ho bisogno di concentrarmi particolarmente nella guida. Il pulsare monotono del motore mi porta a delle elucubrazioni mentali sulla vita, sul creato, su tutto ciò che mi circonda. La desidero ogni tanto questa quiete, ne ho bisogno, ed ecco adesso che mi cirdonda più profonda che mai.
Sento di stare sorridendo, trasmetto questa sensazione a mia moglie staccando un attimo la mano dal manubrio per stringere la sua.
In quel preciso istante, dietro una curva, un trattorista di merda, li mortacci sua (scusate il brusco passaggio dall’idilliaco al volgare ma……), mi taglia la strada a trenta metri per passare da un podere all’altro .
La mano torna repentina sul manubrio, nella mente passano veloci scene del passato che non ricordavo più, m’attacco ai freni, tutti: quello anteriore, quello posteriore, spero che mia moglie afferri qualche arbusto, scalo una marcia dietro l’altra, dalla quinta alla seconda e poi la prima in in un urlo disperato del motore. Penso sempre alla mia fida four come a una creatura vivente, dotata di emozioni e sentimenti; perché non di un istinto di conservazione, mi chiedo?
Il trattorista di merda ora mi ha visto ma, anziché sveltire la manovra per lasciarmi, spero, libera la strada e togliersi dai coglioni, rimane assiso lì, al centro della strada, la bocca spalancata (adesso sono abbastanza vicino da vederlo in faccia), come inebetito, senza sapere cosa fare .
C’è un momento, sembra, in cui tutti abbiamo bisogno di rivolgerci a qualcuno in alto, ma io sapevo che quella era una distesa piatta, che non c’erano alture o colline dove qualcuno se ne stesse ad aspettare le mie invocazioni, e che mi sia rivolto a qualcuno ben più alto non ricordo, sarebbe stato ipocrita. Forse l’ha fatto mia moglie, ma non gliel’ho chiesto.
La moto si è fermata a due metri dalla ruota del trattore, mia moglie che per la frenata mi si era arrampicata sulle mie spalle; Santa Four, San Doppio Freno a Disco (alla faccia delle polemiche del cazzo sul pro e contro ). Il tempo di risistemarmi gli occhi nelle orbite e scendiamo dalla moto. Mia moglie trema tutta, io mi premo le mani sullo stomaco nel tentativo di fermare il vomito. Urlo al trattorista di merda di togliersi immediatamente dalla strada, che potrebbe sopraggiungere qualcun altro e ridurci tutti in poltiglia. Si sveglia, esegue il mio ordine, attraversa la strada e vedo che c’ha pure l’appendice con l’aratro; non ce l’avrei fatta lo stesso, penso . Sposto la moto sul ciglio e mi metto a cercare una pietra, una di quelle grosse, tipo quelle da muretto a secco, ma non ne trovo e penso di usare il casco , ma mia moglie mi tira dicendo di lasciar perdere. Tiriamo fuori le bottigliette d’acqua dalla borse e ci attacchiamo.
Intanto il trattorista di merda ha fermato il mezzo nella campagna di fronte e viene verso di noi.
Sul ciglio della strada che fa’?, si ferma a controllare se arriva qualcuno, prima di attraversare .
La rabbia di nuovo m’assale, poso l’acqua e torno a cercare una pietra.
Lasciatemi, voglio spaccargliela in testa.
E’ qui di fronte a noi, non sa che dire, mia moglie mi trattiene, la rabbia è tanta, si toglie il cappello scoprendo una fronte bicolore. Non so com’è, a quella vista mi viene da ridere, ci togliamo dalla strada e mi siedo sul muretto.
L’abbiamo scampata, dai, ci diciamo.
Il contadino, in un dialetto della provincia stretto stretto che faccio fatica a capire, mi dice qualcosa e poi scompare, io e mia moglie ci guardiamo increduli e divertiti, senza aver aperto bocca.
Torna tenendo tra le braccia dei grossi fioroni, credo di capire che ci chiede se abbiamo una busta da dargli. Ancora una volta scambio uno sguardo incredulo con mia moglie e vado a cercare nelle borse di Eta Beta (ah, …Sante Borse) una busta. Ne ho una grande e una piccola, prendo la grande . Il contadino vi deposita i fioroni e di nuovo si avvia. Allungo il collo e lo vedo sotto un’albero a svitare lampadine. Ritorna, mi consegna la busta, mi da una pacca sulla spalla, saluta mia moglie togliendosi il cappello e rivelando ancora una volta il bicolore e se ne và, anche stavolta bene attento nell’attraversare.
Adesso siamo noi a restare inebetiti. A raccontarlo non ci si crede, penso, ma quando torno voglio scriverlo sul forum; non posso tenermelo per me solo.
Mia moglie mi raggiunge sul muretto, apriamo la busta e ci facciamo qualche fiorone ciascuno; sono belli maturi, dolci e succosi, bianchi e neri. Ci mettiamo a ridere, un po’ per allentare la tensione un po’ per la bizzarra situazione. Sistemo delicatamente i fioroni nelle borse, ci infiliamo i caschi e proseguiamo, questa volta più piano e rallentando ad ogni curva .
Che ci volete fare, da queste parti capita di tutto .
Ebbene, mi son cagato addosso . Già, proprio cosi. ….Bé, quasi.
Stamattina, percorrevo una strada axtraurbana secondaria, una a due corsie strette strette, per capirci, tagliando la Puglia per portarmi dall’Adriatico allo Ionio e fare un bagno a Punta Prosciutto, che non vi sto a spiegare dove si trova, che tanto che ve ne frega?
Bene, la strada tagliava la campagna: ettari ed ettari di poderi, la maggior parte dei quali coltivati a vigneto, e poi pescheti e mandorleti, ogni tanto, addossata ad un muretto a secco, un roveto o un esplosione di robinia, addossate a delle case vecchie piante di buganvillea o di glicine, sempre più rare ma dal profumo sempre inebriante . Era una campagna silenziosa dove ogni essere badava ai fatti suoi vivendo in un fulgore di attività
Alle mie spalle, la zavorrina di una vita mi abbraccia con fermezza, in silenzio, dividendo con me la magia del percorso. Poche auto, quelle di chi come me ha preferito usare questa scorciatoia. Qualcuna la incrocio, qualcuna mi supera; non ho bisogno di concentrarmi particolarmente nella guida. Il pulsare monotono del motore mi porta a delle elucubrazioni mentali sulla vita, sul creato, su tutto ciò che mi circonda. La desidero ogni tanto questa quiete, ne ho bisogno, ed ecco adesso che mi cirdonda più profonda che mai.
Sento di stare sorridendo, trasmetto questa sensazione a mia moglie staccando un attimo la mano dal manubrio per stringere la sua.
In quel preciso istante, dietro una curva, un trattorista di merda, li mortacci sua (scusate il brusco passaggio dall’idilliaco al volgare ma……), mi taglia la strada a trenta metri per passare da un podere all’altro .
La mano torna repentina sul manubrio, nella mente passano veloci scene del passato che non ricordavo più, m’attacco ai freni, tutti: quello anteriore, quello posteriore, spero che mia moglie afferri qualche arbusto, scalo una marcia dietro l’altra, dalla quinta alla seconda e poi la prima in in un urlo disperato del motore. Penso sempre alla mia fida four come a una creatura vivente, dotata di emozioni e sentimenti; perché non di un istinto di conservazione, mi chiedo?
Il trattorista di merda ora mi ha visto ma, anziché sveltire la manovra per lasciarmi, spero, libera la strada e togliersi dai coglioni, rimane assiso lì, al centro della strada, la bocca spalancata (adesso sono abbastanza vicino da vederlo in faccia), come inebetito, senza sapere cosa fare .
C’è un momento, sembra, in cui tutti abbiamo bisogno di rivolgerci a qualcuno in alto, ma io sapevo che quella era una distesa piatta, che non c’erano alture o colline dove qualcuno se ne stesse ad aspettare le mie invocazioni, e che mi sia rivolto a qualcuno ben più alto non ricordo, sarebbe stato ipocrita. Forse l’ha fatto mia moglie, ma non gliel’ho chiesto.
La moto si è fermata a due metri dalla ruota del trattore, mia moglie che per la frenata mi si era arrampicata sulle mie spalle; Santa Four, San Doppio Freno a Disco (alla faccia delle polemiche del cazzo sul pro e contro ). Il tempo di risistemarmi gli occhi nelle orbite e scendiamo dalla moto. Mia moglie trema tutta, io mi premo le mani sullo stomaco nel tentativo di fermare il vomito. Urlo al trattorista di merda di togliersi immediatamente dalla strada, che potrebbe sopraggiungere qualcun altro e ridurci tutti in poltiglia. Si sveglia, esegue il mio ordine, attraversa la strada e vedo che c’ha pure l’appendice con l’aratro; non ce l’avrei fatta lo stesso, penso . Sposto la moto sul ciglio e mi metto a cercare una pietra, una di quelle grosse, tipo quelle da muretto a secco, ma non ne trovo e penso di usare il casco , ma mia moglie mi tira dicendo di lasciar perdere. Tiriamo fuori le bottigliette d’acqua dalla borse e ci attacchiamo.
Intanto il trattorista di merda ha fermato il mezzo nella campagna di fronte e viene verso di noi.
Sul ciglio della strada che fa’?, si ferma a controllare se arriva qualcuno, prima di attraversare .
La rabbia di nuovo m’assale, poso l’acqua e torno a cercare una pietra.
Lasciatemi, voglio spaccargliela in testa.
E’ qui di fronte a noi, non sa che dire, mia moglie mi trattiene, la rabbia è tanta, si toglie il cappello scoprendo una fronte bicolore. Non so com’è, a quella vista mi viene da ridere, ci togliamo dalla strada e mi siedo sul muretto.
L’abbiamo scampata, dai, ci diciamo.
Il contadino, in un dialetto della provincia stretto stretto che faccio fatica a capire, mi dice qualcosa e poi scompare, io e mia moglie ci guardiamo increduli e divertiti, senza aver aperto bocca.
Torna tenendo tra le braccia dei grossi fioroni, credo di capire che ci chiede se abbiamo una busta da dargli. Ancora una volta scambio uno sguardo incredulo con mia moglie e vado a cercare nelle borse di Eta Beta (ah, …Sante Borse) una busta. Ne ho una grande e una piccola, prendo la grande . Il contadino vi deposita i fioroni e di nuovo si avvia. Allungo il collo e lo vedo sotto un’albero a svitare lampadine. Ritorna, mi consegna la busta, mi da una pacca sulla spalla, saluta mia moglie togliendosi il cappello e rivelando ancora una volta il bicolore e se ne và, anche stavolta bene attento nell’attraversare.
Adesso siamo noi a restare inebetiti. A raccontarlo non ci si crede, penso, ma quando torno voglio scriverlo sul forum; non posso tenermelo per me solo.
Mia moglie mi raggiunge sul muretto, apriamo la busta e ci facciamo qualche fiorone ciascuno; sono belli maturi, dolci e succosi, bianchi e neri. Ci mettiamo a ridere, un po’ per allentare la tensione un po’ per la bizzarra situazione. Sistemo delicatamente i fioroni nelle borse, ci infiliamo i caschi e proseguiamo, questa volta più piano e rallentando ad ogni curva .
Che ci volete fare, da queste parti capita di tutto .
Lo dico sempre: ...meglio la 500 oggi che la 750 domani...!
Ben raccontato...cosa sono i fioroni e perchè ha svitato le lampadine?
Quando dicevo che il doppio freno a disco era meglio c'era qualcuno che no...meglio fare l'integralista col monodisco...
Quando dicevo che il doppio freno a disco era meglio c'era qualcuno che no...meglio fare l'integralista col monodisco...
Attualmente in possesso di: MV Agusta 125 RS 1956 - Yamaha Tricity 155 2019 - Yamaha Majesty 250 DX 1998 (omolog. epoca)
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- Iscritto il: mar mag 30, 2006 5:12 pm
Strade dritte e poco frequentate. Gli agricoltori della zona spesso attraversano meccanicamente senza quardare. E' capitato anche a me andando in ospedale (in macchina mi sembra a Manduria). Di sera fanno paura..... pero che bello vedere vigneti ed oliveti a perdita d'occhio. Le spiaggette di Gallipoli, torre lapillo...... che bella la puglia. E concordo anche su un'altra cosa: la frutta mangiata sotto l'albero è tutt'altra cosa.
Viva il doppio disco.
Viva il doppio disco.
Il Caos è il nome per ogni ordine che ci confonde